Eugenia mia
Ieri 7 ottobre
era il giorno della tua di nascita. L’anno: 1920.
Mia madre
Eugenia mia, quanti ricordi! Oggi posso
dire tutti belli. Anche se tu eri autoritaria, ma, col tempo ho capito che era
a fin di bene. GRAZIE!
Ricordo…
-Quando all'età di cinque - sette anni, non avevo molto appetito, mi
"obbilgavi" a mangiare "amarolla"(per forza). Mi portasti
anche da uno specialista a Cagliari il quale mi prescrisse delle punture e una
medicina chiamata "olio di fegato di merluzzo". Putzzi, putzzi!
-Quando la domenica mi facevi il bagno davanti al fuoco e mi aiutavi a
vestirmi per andare a messa.
-Quando dopo il tramonto (verso l'ora di cena) mi mandavi alla bottega
di alimentari a comprare i fiammiferi, oppure "duasa o tresi unzasa de
cunserva"(due o tre once di conserva)
-Quando all'ora
di cena non mi vedevi tornare e uscivi a cercarmi; tu mi chiamavi a voce alta
in paese, in periferia e nella vicina campagna. Io ti sentivo ma non avevo
il coraggio di risponderti e allora correvo a casa arrivando prima di te. Tu,
quando tornavi (non certo contenta del mio comportamento!) me le
suonavi...una musica nella schiena e nel sedere.
-Quando mi mandavi a tagliarmi i capelli. Mi dicevi: "Naraddi a su
brabieri de ti tundi a s'umberto"(digli di farteli all'umberto, cioè a
spazzola). Una volta, dpo che il barbiere mi aveva tagliato i capelli, i
clienti presenti (tutti adulti) dicevano che mi aveva rapato a zero. Siccome
allo specchio non ci arrivavo, non potevo controllare (ovviamente era uno
scherzo, ma io c'ero cascato). Corro a casa quasi piangendo. Tu appena mi
vedesti: " puita sesi prangendi"? (perchè stai piangendo?) Io:
"m'anti tundiu a rasu"(m'hanno rapato a zero). La tua reazione:
"ge se pagu stramu! Castiadi in su sprigu" (quanto sei tonto! Guardati
allo specchio).
-Quando andavo a trovare Luciano Porru il calzolaio. Un giorno mi
taglio un dito con il trincetto (lama affilatissima). Vedendo il sangue mi
spaventai. Luciano e il suo apprendista incominciano: "cessu ti morrisi
cun didu atottu"!(muori con il dito). Scappo di corsa a casa, tu mi
vedi spaventato con il dito insanguinato e mi chiedi "ita asi fattu?"
Io: "ziu Lucianu m'adi nau ca morru cun didu atottu". Mamma ero proprio
un...boccalone. Tu dicesti: "Stramu da Gesu Cristu".
-Quando andai a fare il pastorello a Turri a casa dei fratelli Atzori
(Dino e Paolo). Rientrai a casa dopo qualche settimana per cambiare la roba
personale utilizzata con altra pulita, e scoprì che nonno Masala era morto. Era
il 1961.
-Quando andavo a giocare nella trebbiatrice, ferma nell'aia con un
figlio del prorpietario e altri coetanei. Mentre stavamo curiosando e
armeggiando mi schiaccio il pollice della mano sinistra. Torno a casa con
l'unghia a penzoloni. Dolori, dolori. Tu mi medicavi tutti i giorni con tanta
pazienza a attenzione.
-Quando abitavamo in casa di nonno Piras, iniziai a frequentare le
elementari. Ricordo che quando facevo i compiti prendevo la
matita con la mano sinistra. Nonno mi dava all'improvviso certi schiaffoni
sulla nuca che... era un piacere! Risultato: ho imparato a scrivere con la
destra!
po’ oi bastat
Un saluto da Armando
Sardo sono