martedì 24 novembre 2015

Sa scomuniga de predi Antiogu arrettori de Masuddas.

E’ un Capolavoro della cultura popolare, scritto nella seconda metà del 1800 in lingua sarda nella variante campidanese della Marmilla, in versi. Predi Antiogu, è vittima nel corso di una notte di un furto di bestiame. Non si conosce l’autore di quest’opera. Potrebbero essere un sacerdote stesso conoscitore dell’ambiente, o un avvocato anch’egli conoscitore dell’ambiente.
Propongo alcuni passi del poema, molto divertenti. Suggerisco di leggere più  volte (diciamo due) i versi, poiché noi sardi non siamo tanto abituati a leggere il sardo!
5-10 Populu de Masuddas, chi a s’ora de accuiai is cabonis e is puddas, basseis a scrucullai, donaimì attenzioni po totu su chi si nau, si ap’a tenni arrexoni de ciccai is crabas mias, ca funti già dua bias chi dd’appu fatu notorio e custu ad essi su trezzu e uttimu monitoriu.
20-25-30 Po cuddus chi no ddu scint, obrascendi a sa di binti de su mesi chi ddu e’ bassiu, ind’una notti ‘e scuriu, facci a su spanigadroxu a i’ duas oras po is tresi fuanta prus de cincu o sesi, chi a pistoa e a scupetta, passau’ funti in Genn’eretta, s’ecca ant assatillau e is crabas nd’anti liau de mimi su Vicariu; ch’e sagundu su summariu chi ddu’ a’ fattu me in Curia su missennori  Notariu…
45-50-55 Auncas arzeus sa ‘oxi: is crabas fuanta doxi senza chi sianta contadas cuattru brabeis angiadas i atras tres allanttantis chi cincu dis innantis po essi troppu pittias i si ddui fuanta istruias. Ddui fud u’angioneddu senza de teni s’annu, chi a paxi su scureddu, no podia mancu bassi, ca ddi luxia’ su piu de cantu fu’ grassu, ni a de notti ni ade di.
55-60-65-70-75 Ddui fu’ su crabu mannu, ddui fu’ su mascu ‘e ghia e u’antru, chi ndi tenia chi donni’ annu, po Pasca, senza nienti de malu, a una gomai mia ndi fadia, s’arregallu. E po tali sinnali pottanta is pegus mius totus sa gutturada. Pottada su crabu sou, po chi essi’ fattu scidu, sonalla e pitaio. Su tontu! A no ai sonau candu ndi ddanti liau, ca ndi fuia bassiu cun sa daga e is trumbonis, ca si ant’essi cagau po finzas is crazonis.

Sardo sono

mercoledì 11 novembre 2015

La nostra storia

Letteratura sarda a cura del Prof. Francesco Casula. Presso Università della terza età – Sanluri

L’argomento è stato trattato con grande lucidità e passione. Non è vero che la letteratura è materia riservata ai letterati, scrittori poeti ecc. La letteratura dobbiamo vederla e intenderla come la rappresentazione della vita materiale e spirituale di un popolo. E quel’è lo strumento con cui la letteratura cammina? La sua lingua! La Sardegna ha vissuto e subito tante dominazioni: cartaginesi, romani, vandali, bizantini. Con i Giudicati (o regni) la Sardegna ha conosciuto un periodo di autonomia sovrana e grazie a essa, la lingua sarda è stata utilizzata in tutti gli ambiti della vita pubblica, privata ed ecclesiastica. In lingua sarda si scriveva nei monasteri (i famosi condaghi). Questi erano registri sulle attività del monastero tipo acquisti, vendite, pagamenti ecc. Uno spaccato della vita economico – sociale del tempo. I dominatori che si sono succeduti nel corso dei secoli, hanno imposto la propria lingua (e con essa la loro cultura) relegando la nostra a un ruolo marginale e consentendo per forza soltanto la parlata orale; la scrittura invece è stata messa “all’angolo”, nascosta il più possibile. Eppure abbiamo un patrimonio letterario di grande valore che, soprattutto grazie a scrittori, intellettuali della nostra terra, questo patrimonio ha ripreso a camminare. Noi sardi e amanti della Sardegna dobbiamo diventare veicolo di diffusione della nostra lingua verso le nuove generazioni. Respingiamo l’opinione purtroppo diffusa secondo la quale si ritiene che convenga studiare le lingue straniere (l’inglese soprattutto). Niente di più sbagliato! Sapere più lingue è sempre una risorsa in più.

Unu saludu da

Sardo sono

giovedì 8 ottobre 2015

Mia madre

Eugenia mia
Ieri 7 ottobre era il giorno della tua di nascita. L’anno: 1920.

Mia madre

Eugenia mia, quanti ricordi! Oggi posso dire tutti belli. Anche se tu eri autoritaria, ma, col tempo ho capito che era a fin di bene. GRAZIE!
Ricordo…
-Quando all'età di cinque - sette anni, non avevo molto appetito, mi "obbilgavi" a mangiare "amarolla"(per forza). Mi portasti anche da uno specialista a Cagliari il quale mi prescrisse delle punture e una medicina chiamata "olio di fegato di merluzzo". Putzzi, putzzi!
-Quando la domenica mi facevi il bagno davanti al fuoco e mi aiutavi a vestirmi per andare a messa.
-Quando dopo il tramonto (verso l'ora di cena) mi mandavi alla bottega di alimentari a comprare i fiammiferi, oppure "duasa o tresi unzasa de cunserva"(due o tre once di conserva)
-Quando all'ora di cena non mi vedevi tornare e uscivi a cercarmi; tu mi chiamavi a voce alta in paese, in periferia e nella vicina campagna. Io ti sentivo ma non avevo il coraggio di risponderti e allora correvo a casa arrivando prima di te. Tu, quando tornavi (non certo contenta del mio comportamento!) me le suonavi...una musica nella schiena e nel sedere.
-Quando mi mandavi a tagliarmi i capelli. Mi dicevi: "Naraddi a su brabieri de ti tundi a s'umberto"(digli di farteli all'umberto, cioè a spazzola). Una volta, dpo che il barbiere mi aveva tagliato i capelli, i clienti presenti (tutti adulti) dicevano che mi aveva rapato a zero. Siccome allo specchio non ci arrivavo, non potevo controllare (ovviamente era uno scherzo, ma io c'ero cascato). Corro a casa quasi piangendo. Tu appena mi vedesti: " puita sesi prangendi"? (perchè stai piangendo?) Io: "m'anti tundiu a rasu"(m'hanno rapato a zero). La tua reazione: "ge se pagu stramu! Castiadi in su sprigu" (quanto sei tonto! Guardati allo specchio).
-Quando andavo a trovare Luciano Porru il calzolaio. Un giorno mi taglio un dito con il trincetto (lama affilatissima). Vedendo il sangue mi spaventai. Luciano e il suo apprendista incominciano: "cessu ti morrisi cun didu atottu"!(muori con il dito). Scappo di corsa a casa, tu mi vedi spaventato con il dito insanguinato e mi chiedi "ita asi fattu?" Io: "ziu Lucianu m'adi nau ca morru cun didu atottu". Mamma ero proprio un...boccalone. Tu dicesti: "Stramu da Gesu Cristu".
-Quando andai a fare il pastorello a Turri a casa dei fratelli Atzori (Dino e Paolo). Rientrai a casa dopo qualche settimana per cambiare la roba personale utilizzata con altra pulita, e scoprì che nonno Masala era morto. Era il 1961.
-Quando andavo a giocare nella trebbiatrice, ferma nell'aia con un figlio del prorpietario e altri coetanei. Mentre stavamo curiosando e armeggiando mi schiaccio il pollice della mano sinistra. Torno a casa con l'unghia a penzoloni. Dolori, dolori. Tu mi medicavi tutti i giorni con tanta pazienza a attenzione.
-Quando abitavamo in casa di nonno Piras, iniziai a frequentare le elementari. Ricordo che quando facevo i compiti prendevo la matita con la mano sinistra. Nonno mi dava all'improvviso certi schiaffoni sulla nuca che... era un piacere! Risultato: ho imparato a scrivere con la destra!
po’ oi bastat
Un saluto da Armando

Sardo sono  

mercoledì 16 settembre 2015

Ademprivio

Per ademprivio s’intendeva in Sardegna, e tuttora in diritto, un bene di uso comune, generalmente un fondo rustico di variabile estensione, su cui la popolazione poteva comunitariamente esercitare diritto di sfruttamento, ad esempio per legnatico, macchiatico, ghiandatico o pascolo. Il termine, usato al modo latino (ademprivia), ma apparso intorno al XIV secolo, fu diffuso in Sardegna dai sovrani giudicali durante il loro dominio sull'isola e mutuava istituti analoghi già in uso in aree comprese fra la Provenza e la Catalogna.
Un'altra descrizione minuziosa venne, dal generale Alberto Della Marmora, che la Sardegna esplorò a fondo come commissario straordinario e soprattutto come geografo d’intensa attenzione. Scrisse il militare in Voyage en Sardaigne: "Si chiama vidazzone una porzione di terra coltivata a cereali per un anno."Il generale fornì anche nozioni utili per la linguistica, precisando che il contrapposto termine di paberile si riferiva alle terre lasciate a riposo, mentre il vidazzone era propriamente il terreno seminato o già in piena vegetazione.


Sardo sono

venerdì 31 luglio 2015

A SU FOGU A SU FOGU!

Come ogni estate, ci risiamo. Gli incendi che distruggono tutto quanto trovano nella loro strada: boschi, campi coltivati a grano e altri cereali, case al mare e montagna, aziende artigiane e agricole, animali bruciati vivi, o salvati per miracolo, persone di tutte le età e condizione intrappolate nelle fiamme che fuggono verso qualsiasi parte col terrore di non farcela (come successe a Tempio Pausania). Dopo il passaggio del fuoco, il panorama è desolante, nero, fuligine e cenere sparsa, trasportata dal vento. Ogni forma di vita si ferma. Il paesaggio infonde rabbia, paura, impotenza, rassegnazione. Il fuoco è bello d’inverno per scaldarsi, per arrostire, per raccontare la vita (contus de forredda), per assaggiare il vino novello, per abrustolire il pane accompagnato magari da una fetta di pecorino alla brace, per fare gruppo tra giovani e anziani e tante altre cose che fanno bene al corpo e…allo spirito!


Sardo sono

mercoledì 29 luglio 2015

La lingua sarda

La nostra lingua, pur avendo subito l’influenza degli stati che ci hanno invaso e dominato, è sopravvissuta a tutto e a tutti! Hanno esercitato tutta l’influenza attraverso il divieto di parlare e scrivere in sardo. Ho sentito in età infantile genitori rimproverare i propri figli perché si esprimevano in sardo. Allucinante! Personalmente, non do la colpa (tutta) a questi genitori che ritenevano di fare il bene dei propri figli incitandoli e richiamandoli a parlare l’italiano (a volte volava anche qualche schiaffo!), ma ai dominatori di turno che avevano tutto l’interesse a far “dimenticare” e sostituire con la loro lingua la nostra. La mancanza più grave è la scarsa conoscenza nella scrittura; tutti noi abbiamo imparato a parlare il sardo dai nostri genitori, nonni, parenti, vicini di casa. In mancanza di una scuola è naturale avere difficoltà a scrivere e leggere il sardo. Personalmente non condivido, anzi respingo l’opinione secondo cui il sardo non serve perché oggi si parla inglese e altro. Ritengo invece che la lingua sia l’anima di un popolo, la sua memoria, la sua identità. Sapere l’inglese e pure il sardo equivale a essere cittadino del mondo in Inghilterra (esempio) e in Sardegna o ovunque c’è un sardo o un inglese!


Sardo sono 

mercoledì 27 maggio 2015

Vienna – alcune impressioni

Durante il breve soggiorno ho visto tanta gente, fiumi di persone in tutte le direzioni. Traffico abbastanza sostenuto, gli autobus sempre pieni, le persone davanti al semaforo pronte a attraversare non appena diventava verde. I locali pubblici sempre pieni, le piazze, le isole pedonali, i parchi, insomma tante persone ovunque mi girassi. La residenza dell’ex casa regnante (gli Asburgo) è tanto vasta a… perdita d’occhio, quasi senza…confini! Tutti i palazzi sono curati e salvaguardati nei minimi dettagli. Sorveglianti dappertutto, in divisa e attenti a tutti e su tutto. Ho visto giardinieri, restauratori in alcuni ambienti, al lavoro. Insomma, posso dire una vera industria! L’interno dei palazzi è sempre pieno di visitatori provenienti da tutto il mondo, accompagnati dalle guide turisitiche preparate per raccontare la storia dei palazzi, le opere d’arte, dei regnanti e delle autorità alle loro dipendenze. Il turismo, penso che rappresenti una delle principali ricchezze per la nazione. Tutto ciò che ho visto, ha rafforzato ulteriormente in me la convinzione che la tutela, la valorizzazione e diffusione del nostro patrimonio archeologico e artistico rimane una scelta strategica dell’Italia e in particolare della nostra Sardegna. Vorrei che imparassimo a considerare il nostro patrimonio, un bene prezioso sia perché è la nostra storia sia perché può diventare la nostra fonte di benessere.

Sardo sono

altre foto per tutti!














domenica 24 maggio 2015

venerdì 15 maggio 2015

le nostre torri

-Ogni volta che osservo i nostri nuraghi, provo a immaginare i costruttori mentre edificano sovrapponendo i blocchi a secco, rispettando sempre la forma circolare, e l’inclinazione tronco conica. La sapienza con cui i massi sono scelti, grandi le prime file e salendo in altezza blocchi di dimensioni minori. Apparentemente sembrano cose ovvie, forse lo sono! 
-Immagino poi il trasporto e la movimentazione dei blocchi di pietre pesanti parecchi quintali o anche di più. Per non parlare della scelta del posto su cui costruire! Tutti i nuraghi li troviamo in posizione elevata rispetto alla zona circostante e vicino a sorgenti, ruscelli o fiumi (Nuraghe Arrubiu – Orroli, Flumendosa; Nuraghe di Barumini, rio Mannu; nuraghe di Genuri, rio della Giara). 
-Bisogna riconoscere ai nostri antenati grande conoscenza e capacità di controllo del territorio. Noi sardi abbiamo avuto in “eredità” un patrimonio unico al mondo. Come tutte le eredità però bisogna valorizzarle attraverso la conoscenza e la diffusione.


Sardo sono

martedì 24 marzo 2015

nuraghi






Propongo alcune foto di nuraghi disposti nell'ordine partendo dall'alto: nuraghe di Suelli all'interno; Ingresso al nuraghe Cuccurada di Mogoro (l'ho sempre trovato chiuso); nuraghe di Siurgus Donigala (al centro dell'abitato!); nuraghe di Suelli l'attuale torre centrale; nuraghe (ciò che resta) sul ciglio della giara di Setzu o Genoni (?). Monumenti del nostro passato.
sardo sono

mercoledì 18 marzo 2015

nuraghi

Oggi ho visitato un nuraghe all'uscita da Villaurbana, vicino alla strada provinciale (lato destro) direzione Oristano. Costruito con pietre di basalto, intorno alla torre emergono dei resti che penso si riferiscano ad altre torri annesse a quella esistente. Mi sembra che non è mai stato oggetto di scavi archeologici; per arrivare al nuraghe si attraversa un terreno coltivato. Non mi sembra che c'è una strada di accesso (?). E' bellissimo!! Allego alcune foto.
sardo sono








lunedì 9 marzo 2015

Sa canzoni de su caboniscu – di Efisio Pintor Sirigu.

Est unu caboniscu chi si piga su friscu, sartat, currit e giogat: in sa terra forrogat cant’agattat ndi ogat… Derettu s’azzuzzudat, e no circat cuerru. Allirgu che una pasca issu no timi basca, ne frius e ierru… E cant’es curiosu! Fendi su graziosu, zerriendi sa pudda, Cumenti s’azzuzzuddat, e cun cust’e cudda, cumenzad’a giogai. E cant’es curiosu! Fendi su graziosu, circhend’e ddas brullai Si ponit a sartai Po ddas ispassiai, cun giogus e brulitas; E cant’es curiosu! Fendi su graziosu, ddis faidi sciampitas; Ddis fait’is lalittas Furriadas in anchitas, cun su ciuff’arziau… Arziat sa ghighirista Caminat pista pista accuzzend’is ispronis…Ddis conta chistionis in sa lingua sua…Ddas sighid a sa fua fait su cuccurumbeddu e s’ind’arzat prexau…

Sardo sono

lunedì 2 marzo 2015

Domus de Janas

Si tratta di strutture sepolcrali preistoriche costituite da tombe scavate nella roccia. In Sardegna ne sono state censite oltre 2.400 e risalgono, secondo gli archeologi al neolitico, in altre parole oltre 3.000 anni avanti Cristo.
Le domus in fotografia riguardano quelle situate alle porte del paese di Villa Sant’Antonio (OR). Non lontano dalla strada provinciale che porta al paese, nelle vicinanze vi sitrova un ampio parcheggio per consentire ai visitatori di fermarsi quanto vogliono. Le tombe sono raggiungibili percorrendo a piedi un breve tratto pavimentato con pietre (circa cento metri).
Un consiglio? Vale la pena visitarle!

Sardo sono