mercoledì 25 dicembre 2013

25 Dicembre: nascita di Gesù

E' una data simbolica, convenzionale.
-Ma questo ora non conta. Ciò che è importante è ch'è nato colui che per primo ha promosso e difeso valori universali quali la solidarietà, la non violenza, l'uguaglianza, la libertà di pensare e manifestare nel nome di Dio suo padre.
-Soltanto con la sua parola, ha sfidato, in modo non violento, il potere costiuito del suo tempo fino all'estremo sacrificio.
-Dopo di lui, in nome di questi valori umani e religiosi, migliaia di suoi seguaci hano manifestato il loro credo e in nome di esso, tanti hanno sacrificato la propria vita.
-A mio parere, il nostro mondo attuale deve in parte il suo progresso civile anche a questi valori appunto universali e senza tempo, ovvero sempre attuali!

Atrus annus cun saludi da

sardo sono

lunedì 16 dicembre 2013

Riepilogo alluvioni in Sardegna (recenti!)

06/12/2004: Alluvione di Villagrande Strisaili

22/10/2008: Alluvione di Capoterra

04/11/2008: Alluvione di Segariu - Furtei

18/11/2013: Alluvione di Olbia - Uras - San Gavino

-I governanti passano
-Le alluvioni ritornano
-I problemi restano
Chi ci salverà?

NOI, RISPETTANDO L'AMBIENTE SEMPRE, CON LE ALLUVIONI E CON GLI INCENDI E SOSTITUENDO QUESTA CLASSE POLITICA CAPACE SOLO DI LITIGARE E SALVAGUARDARE I PROPRI PRIVILEGI.
 
un saluto da
sardo sono
 

sabato 14 dicembre 2013

Altopiano della giara

-Con il termine giara vengono indicati gli altopiani basaltici della zona centro occidentale della Sardegna. Questo nome sembra che possa derivare dal latino "glarea" che significa ghiaia e che indicherebbe il pietrisco frammisto a ciottoli grandi e piccoli che si trovano sparsi in grande quantità, appunto sull'altipiano della giara.
-La quota media dell'altopiano è di 560 metri s.l.m.
-I due rilievi Zeppara Manna (in italiano Zeppara Grande) e Zepparedda (in italiano Zeppara piccola) hanno l'aspetto tipico dei coni eruttivi e sono probabilmente i punti di fuoriuscita della lava.
-Un aspetto molto caratteristico, tra le tante, è la presenza dei famosi cavallinni che vivono completamente allo stato brado da... sempre. Essi non sono autoctoni: infatti sulla loro origine sono state formulate diverse ipotesi:
A) Una di queste è che possono essere stati importati dai cartaginesi (VII-VI secolo avanti Cristo);
B) Un'altra ipotesi è che possono essere stati importati dall'arcipelago greco da navigatori greci.
-E' in periodo nuragico che l'altopiano dovette rivestire un ruolo di primaria importanza, se in esso vennero costruiti numerosi nuraghi. Infatti lungo il contorno della giara (lunghezza massima nord-sud 37 km) si contano circa venti nuraghi, a testimonianza di una strategia finalizzata al controllo e difesa del territorio.
-Infine, il nuraghe situato sull'altopiano e oggetto di indagini archeologiche è quello di Bruncu Màdugui (giara di Gesturi). I dati emersi dagli scavi effettuati dall'archeologo Giovanni Lilliu tendono a collocare l'età del monumento nella Prima fase nuragica, ovvero 1800-1500 anni avanti Cristo, quindi di poco precedente al nuraghe di Barumini.

alla prossima!
un saluto da
sardo sono

martedì 10 dicembre 2013

I giganti di Monti Prama

-I giganti di Monti Prama sono sculture sarde i cui frammenti sono stati trovati casualmente nel marzo del 1974 presso un terreno agricolo del comune di Cabras (OR) durante l'aratura.
-Attualmente è in corso il loro restauro (mi risulta in corso presso il museo di Sassari; il comune di Cabras ha rivendicato per se questi reperti da esporre poi nel proprio museo. Non ho notizie circa l'eventuale restituzione!).
-E' in corso dicevo, il restauro mediante l'assemblaggio di circa 5.172 frammenti (un numero enorme!), tra i quali 15 teste e 22 busti.
-A seconda delle ipotesi la datazione oscilla dall'VIII secolo a. C. al IX secolo o addirittura al X secolo a. C. ;ipotesi che ne fanno le più antiche statue del bacino mediterraneo occidentale.
-Dalle valutazioni recenti si stima che i frammenti appartengano a 40 statue. Le statue furono rinvenute presso quella che poi si rivellerà una necropoli di 33 tombe a pozzetto e prive di corredo funerario.
-L'altezza delle statue non è mai inferiore ai due metri e in alcuni casi raggiunge i due metri e mezzo! Sono state scolpite su pietra arenaria estratta da cave nei pressi di Oristano.
-Raffigurano pugili, arcieri, e guerrieri, tutti in posizione eretta.
 
Meritano di essere viste!!!!
 
un saluto da
sardo sono

Forconi

La parola "forconi", riferita ai manifestanti di questi giorni, nelle grandi città per protestare contro la crisi, evoca avvenimenti drammatici tipo la rivoluzione francese del 1789 (presa della bastiglia). La regina Maria Antonietta (poi "ghigliottinata") si racconta che quando le dissero "il popolo non ha pane" lei, pare che avesse risposto «Se non hanno pane, che mangino brioches!»
Messaggio ai politici (tutti, grandi e piccini!): Attenzione ai forconi!
un saluto da
sardo sono
 
 

lunedì 9 dicembre 2013

Lo stemma dei Quattro Mori - ultima parte

Con questa ultima parte termina la cronistoria della nostra bandiera!

-Con il trattato di Utrecht (Olanda) firmato nel 1713, il Regno di Sardegna passò sotto il governo austriaco per restarci pochi anni. Infatti, dopo alcuni anni passò ai Savoia. Pensate: i Savoia, grazie al Regno di Sardegna, diventano monarchi di pari grado con le altre monarchie europee; prima erano nobili di grado inferiore!
-La moneta continua ad evere lo stemma dei Quattro Mori. L'ultima coniazione avviene sotto il re Carlo Alberto nel 1842
-Nelle stampe del regno, già dai primi decenni, la benda dei Quattro Mori sulla fronte era caduta sugli occhi (!?) non si sa per imperizia dei litografi (si...fidati!) o malizia dei governanti.
-Con Carlo Alberto la bandiera del regno passa dai Quattro Mori al tricolore. Tuttavia, lo stemma dei Quattro Mori continua ad essere usato nei corpi militari, soprattutto sardi.
-Amati o meno che fossero, i Quattro Mori rimasero negli stendardi delle brigate combattenti sarde. Fu dietro ad essi che marciarono i soldati eroici della Brigata Sassari nella guerra 1915-18. La vita in comune, le privazioni, la paura dovevano esercitare una forte influenza e uno spirito di corpo fin'ora sconosciuti ai sardi.
-Da questa esperienza drammatica e crudele nacque il movimento dei combattenti sardi che dette vita al Partito Sardo d'Azione.
-Il 19.06.1950, il consiglio regionale della Sardegna, deliberava di prendere quale emblema il gonfalone coi Quattro Mori. Ci fu uno scontro tra favorevoli e contrari a tale delibera; nonostante ciò l'emblema restò e il Presidente della Repubblica emanò un decreto il 5.07.1952 che sanciva come simbolo della Sardegna la bandiera dei Quattro Mori.
-L'unica cosa certa è che questo stemma è nato in terra iberica e in sardegna ci è stato portato dai catalano-aragonesi. Chiunque l'abbia creato e ovunque esso sia nato, ormai non ha più importanza: ormai è nostro. TROPPI SARDI SONO MORTI DIETRO QUESTA BANDIERA.
un grazie di cuore a tutti coloro che hanno o avvranno la pazienza e curiosità di leggere queste note!! unu saludu mannu

sardo sono



domenica 8 dicembre 2013

Lo stemma dei Quattro Mori - 2a puntata

Nota: Quando ho deciso di scrivere sullo stemma dei Quattro Mori, pur avendo letto in passato la storia, non mi aspettavo che a raccontarla attraverso lo scritto, risultasse cosi... lunga. Ma ormai una prima parte l'ho già raccontata, quindi ho dovuto dividere in alcune "puntate" la storia che mi auguro possa interessare tanti sardi e non. Spero di rendere la lettura piacevole e suscitare la vostra curiosità. Come sempre sono graditi commenti e/o suggerimenti.

- Nel 1499 Gualberto Fabricio de Vagad, monaco benedettino, nella sua "Cronica de Aragòn", raccontava che lo scudo dei Quattro Mori era stato creato da Pietro I d'Aragona per celebrare la sua vittoria ad Alcoraz (Aragona) nel 1096, dovuta anche all'intervento di uno straordinario cavaliere, dalle armi bianche e con una croce rossa sul petto, che era in realtà San Giorgio.
-Cosi Pietro aveva creato lo scudo bianco con la croce rossa e nei quattro angoli aveva posizionato  le quattro teste dei re arabi sconfitti, che erano state trovate sul campo di battaglia, adorne di turbanti tempestati di gemme.
-C'è anche un'altra versione, esposta dall'umanista Pietro Miquel Carbonell nel suo libro Chronica o hystoria de Espanya, uscito a Barcellona nel 1546, secondo la quale sarebbe stato Raimondo Berengario IV conte di Barcellona e marito di Petronilla d'Aragona (e dunque primo re catalano-aragonese) a creare questo emblema per il regno d'Aragona, dopo la vittoria sui mori di quattro province catalane.
-Il primo a parlare emblemi sardi fu il pisano Ranieri sardo nel 1450 che, nella sua Cronaca raccontò di un leggendario gonfalone rosso con croce bianca al centro, che il papa Benedetto VIII, nel 1017 avrebbe dato ai pisani per aiutare i sardi contro il terribile Musetto, re dei saraceni che in quegli anni cercava di conqistare la Sardegna.
-Anche Giovanni Francesco Fara, siamo nel 1581, nel suo De rebus sardois riprese la leggenda del vessillo rosso, ma le quattro teste di moro compaiono soltanto nel 1624 nell'opera del padre Jacopo Pinto Christus crucefixus.
-Jacopo Pinto, riallacciandosi alla leggenda iberica, raccontò con dovizia di particolari, che sul vessillo rosso dato dal papa sarebbero state aggiunte, nei quattro angoli, quattro teste di moro, perchè tante ne erano state trovate nel campo di battaglia con turbanti tempestati di gemme.
-Come si vede le due leggende - quella iberica e quella sarda - hanno numerosi punti di contatto, anzi diremo che, a parte qualche particolare, sono identiche. Ed è ovvio che sia la sarda ad aver copiato , visto che ne parla per seconda.
-Francesco Vico nel suo Historia general de la isla y Reino de Sardena dividida en siete partes, pubblicato a Barcellona nel 1639, riferisce di una bandiera rossa con croce bianca, ma lui spiega le quattro teste di moro, col numero di vittorie dei sardi su Musetto.
-Giovanni Maria Serra dal canto suo nella sua Apologia, poco più di cinquant'anni dopo, nel raccontare del vessillo rosso con croce bianca di Benedetto VIII, spiega le quattro teste con le quattro cacciate dei mori da Cagliari.
-Dunque ormai le due leggende si sono fuse insieme: quella sarda del vessillo rosso con croce bianca e quella iberica della bandiera bianca con croce rossa e con le teste di moro trovate sul campo di battaglia.
-La somiglianza in fondo dei due vessilli, seppure coi colori rovesciati, e la circostanza simile della guerra contro i mori, hanno reso possibile un trasferimento e una sovrapposizione della leggenda iberica su quella sarda.
-Di ciò certamente si tratta e non invece della incredibile circostanza di due vessilli identici - uno sardo e uno iberico - nati casualmente uguali in due terre diverse, come hanno sostenuto (?) alcuni storici nostrani.
-Non esiste la minima prova, il minimo accenno a un vessillo del genere in nessun documento medievale sardo fin'ora noto.
-Nessuno dei quattro giudicati aveva un emblema simile ed è quanto meno azzardato ipotizzare che i quattro giudicati, sempre in lotta fra loro, si fossero uniti sotto una sola bandiera. 
 
 

sabato 7 dicembre 2013

Lo stemma dei Quattro Mori

-L'emblema dei Quattro Mori compare per la prima volta in terra iberica, su una bolla di piombo della cancelleria reale di Pietro il grande re d'Aragona, nel 1281.
-Ben sedici anni prima di quel fatidico 1297, anno in cui papa Bonifacio VIII, creando il "Regnum Sardiniae et Corsicae" ovvero "Regno di Sardegna e Corsica", infeudò un altro re aragonese: Giacomo II il "il giusto".
-L'infeudazione, in realtà, non era altro che un "permesso" ufficiale ai re aragonesi di conquistare con le armi le due isole.
-Giacomo II "il giusto" inviò suo figlio l'infante Alfonso alla conquista del Regno di Sardegna nel 1323; quindi dopo 26 anni dall'infeudazione.
-In questo periodo, dei quattro giudicati originari, sopravviveva soltanto il giudicato d'Arborea in quanto gli altri tre (giuducati di Torres, Gallura e Cagliari) erano ormai in mano ai pisani e/o casate pisane e genovesi.
-Il giuduce d'Arborea Ugone II de Bas-Serra, pensava che l'invasione della Sardegna da parte dei catalano-aragonesi, con i quali era in ottimi rapporti da molto tempo, di riuscire a sconfiggere gli odiati pisani. Cosi nel 1322, ad Anagni, aveva stipulato un trattato con i catalano-aragonesi.
-La conquista della Sardegna tuttavia, da parte dei catalano-aragonesi, fu lunga e faticosa, contrastata prima dai pisani e poi da Mariano IV (figlio di Ugone II de Bas-Serra) che cercò di realizzare il grande sogno di unificare l'isola sotto la propria bandiera.
-Stava quasi per riuscirci, avendo conquistato tutta l'sola tranne le città di Cagliari e Alghero, quando mori improvvisamente, forse di peste.
-Alla sua morte subentrò il figlio Ugone III, e la guerra cominciò a non dare più i risultati sperati. Infatti nel 1388, fu stipulato un trattato di pace tra Eleonora (figlia di Mariano IV) e Giovanni I "il cacciatore" re d'Aragona, con il quale si annullavano tutte le conquiste territoriali di Mariano IV e ripristinando i confini originari del giudicato.
-E' a questo periodo di supremazia catalana che risale un codice nel quale, per la prima volta, viene associato al regno di Sardegna l'emblema dei Quattro Mori.
- Il codice in questione è conservato a Bruxelles ed è noto come lo "stammario di Gelre", dal soprannome di Claes Heinen, il suo autore.
-Questo codice, pubblicato da Martin de Riquer, sarebbe la più antica attestazione di un legame di una qualche relazione fra Regno di Sardegna e lo stemma dei Quattro Mori.
-Ma come mai uno stemma creato tanto tempo prima, con altre motivazioni, è usato in questo stemmario quale emblema della Sardegna? Anche gli studiosi iberici sono divisi sulle teorie della creazione dell'emblema dei Quattro Mori.
 
Prima puntata!
un saluto da
sardo sono
 

venerdì 6 dicembre 2013

Nelson Mandela

Un gigante. Nel giorno della sua scomparsa, che altro si può dire?

Spero che si diffonda sempre più in tutte le coscienze il suo pensiero, la sua parola, il suo coraggio, la sua coerenza ma soprattutto il valore mai più razzismo!

sardo sono

Tombe di giganti

-Le tombe di giganti sono monumenti funerari costituiti da sepolture collettive appartenenti all'età nuragica, presenti in tutta la Sardegna.
-La definizione "tomba di giganti" è riferita a "tomba de is mannus" ovvero tomba degli antenati
e non tomba di uomini giganti (o giganteschi!).
-Una di queste tombe, costruita con massi di basalto, è situata nella giara di Siddi ed è denominata sa domu 'e s'orcu. E' in ottimo stato conservativo. BELLISSIMA!!
-Probabilmente erano degli ossari nei quali venivano depositate le spoglie dei defunti una volta che queste erano divenute degli scheletri. Si è ipotizzato che venissero scarnificate prima della sepoltura (sono state rinvenute tracce di questa pratica sulle ossa)
-I sepolcri e le necropoli divennero nel tempo sempre più grandi e solo successivamente la tradizione popolare sarda le ha definite domu 'e s'orcu ossia Casa dell'orco, poiché si pensava che il grosso quantitativo di ossa rinvenute al loro interno fossero i resti dei banchetti di un gigante. Il nome è stato poi italianizzato.
 
un saluto da
sardo sono
 

giovedì 5 dicembre 2013

Domus de Janas

-Le domus de janas sono tombe di epoca preistorica scavate nella roccia. Gli archeologi sostengono che sono state scavate tra il IV e il III millennio avanti Cristo (4000 - 2000 anni avanti Cristo). In Sardegna ne sono state ritrovate oltre 2.400 (più o meno una per chilometro quadrato). Le janas sono creature immaginarie della tradizione popolare sarda; donne minute di indole lunatica, un pò streghe un pò fate; una versione sarda degli elfi. Ovviamente si tratta di una leggenda sarda che combina elementi magici con le costruzioni in pietra!
-Gli scavi effettuati nella necropoli di Cuccuru is Arrius a Cabras hanno permesso di retrodatare queste sepolture nella cultura di Bonu Ighinu (Neolitico medio 4.000 - 3.400 anni avanti Cristo).
-Le grotticelle funerarie sono state scavate su costoni in cui affiorava la roccia viva, in genere una vicino all'altra cosi da formare nel tempo delle vere e proprie necropoli.
-Sporadicamente furono occupate anche durante la civiltà nuragica e in età storica. Infatti la necropoli di Sant'Andrea Priu vicino a Bonorva è stata utilizzata come chiesa in periodo romano e poi in quello bizantino, quando fu più volte intonacata e dipinta con affreschi dedicati alle storie della Vergine, alla vita di Cristo e degli Apostoli.
un saluto da
sardo sono