domenica 30 marzo 2014

La sardegna che vorrei

-Vorrei condividere con tutti i sardi, con coloro che hanno scelto la nostra isola per lavoro, per amore, per caso, per curiosità, per affetto, un sentimento ormai consolidato dentro di me, sul legame e sul senso di appartenenza a questa terra di questi tempi  avara di benessere moderno o “consumistico” ma altrettanto generosa con le sue bellezze naturali (mare e montagna), le bellezze archeologiche ancora da scoprire,  valorizzare e far conoscere.
LA LINGUA NOSTRA
-La nostra lingua, che vi posso assicurare, è più viva di quanto possiamo immaginare, possiamo farla rivivere soltanto tutti noi, in che modo?  Parlando nel quotidiano e nei nostri rapporti con gli altri. Incominciamo a parlare sempre più spesso in sardo ai giovani, ai nostri figli, amici ecc. ecc., come l’abbiamo sentito dai nostri genitori, nonni/e, conoscenti  del nostro paese. Quando capita di parlare o incontrare persone di altri paesi proviamo a parlare in sardo; possiamo valutare se chi ascolta ha capito o no il nostro modo di parlare.
-Quello che ho scritto (qualcuno giustamente potrebbe obiettare!) perché non l’ho scritto in sardo? Rispondo in maniera assolutamente sincera: non sono capace! Perché? Semplicemente perché non me l’ha insegnato nessuno come a tutti noi sardi. Comunque penso che  scrivere e parlare in sardo, va benissimo anche a costo di sbagliare. Comunque quando ne ho l’occasione mi metto scrivo e, dico l’importante è capirsi!! Nel vivere quotidiano, in sardo cerco di parlare il più possibile.

-Per imparare a scriverlo so che vengono promossi dei corsi per i quali sarebbe opportuno che la regione diffondesse le iniziative al riguardo a tutti i livelli. Mi risulta  che anche a Genuri sono stati fatti dei corsi di lingua sarda e tra i docenti c’era il prof. Francesco Casula.
-Questa è una delle tante cose della "Sardegna che vorrei".
un saluto da 
sardo sono

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