mercoledì 10 settembre 2014

L'isola che c'è - cinque

In merito alle ultime vicende relative alle esercitazioni militari, vorrei proporre alla attenzione di tutti i fatti accaduti nelle campagne di Orgosolo nel 1969. È la dimostrazione che se i sardi si mobilitano in nome di un obiettivo chiaro, vincono; è anche la dimostrazione che le forze politiche istituzionali non sempre (!) sono dalla parte dei sardi, ma sono al traino dei partiti nazionali.

I fatti di Pratobello
Pratobello 1969 racconta la rivolta popolare degli orgolesi contro l'occupazione militare di 13 mila ettari di pascoli. È la storia di un mese frenetico e senza sonno, di una lotta senza partito che vincerà sulle migliaia di soldati e sulle decisioni prese a Roma. Tutto ha inizio il 27 maggio 1969 quando sui muri ancora spogli di Orgosolo compaiono dei manifesti intestati alla Brigata Trieste. Il testo impone ai pastori e ai braccianti agricoli che lavorano in territorio di Pratobello di abbandonare la zona e trasferire il bestiame altrove. Perché per due mesi il terreno da pascolo sarà un poligono di tiro. A questa notizia se ne aggiunge un'altra, non ufficiale, che circola in paese: quello che il Governo italiano chiama "poligono temporaneo" mira in realtà a diventare un campo di addestramento e tiro permanente.

Il 9 giugno, 3500 orgolesi iniziano l'occupazione dei campi. Donne, uomini e bambini, affrontano i militari faccia a faccia. Non si verifica nessun episodio di violenza ma qualcosa di molto più forte. Le donne raggiungono i soldati, li guardano negli occhi, iniziano a parlare. Spiegano loro cosa hanno in testa. «I militari - spiega Nanni Moro del Circolo - iniziano a vedere con gli occhi della popolazione». Gli abitanti corrono sotto il sole giorno dopo giorno per tenere occupato l'esercito e impedire le esercitazioni. È una rivolta senza sangue. Dai manifesti che chiedono 'concimi, non proiettili' nasceranno i primi murales.

I giornali fanno il gioco del Governo perché nessuno deve sapere che la gente può dire no alle servitù militari. Il 26 giugno la vittoria arriva ma i partiti e i sindacati fanno fare uno scivolone alla lotta. Il poligono di tiro non sarà permanente ma per due mesi si sparerà: quella del ventisei è una serata di stanchezza e la promessa d’indennizzi ai pastori fa il resto. La vittoria arriva ma si porta dietro quest'ombra scura. A sottolineare che la lotta, quella vinta, è tutta del popolo, mentre gli accordi, i compromessi e le figuracce, vanno ai partiti, sindacati e giornali di allora.

sardo sono



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