In merito
alle ultime vicende relative alle esercitazioni militari, vorrei proporre alla
attenzione di tutti i fatti accaduti nelle campagne di Orgosolo nel 1969. È la
dimostrazione che se i sardi si mobilitano in nome di un obiettivo chiaro, vincono;
è anche la dimostrazione che le forze politiche istituzionali non sempre (!)
sono dalla parte dei sardi, ma sono al traino dei partiti nazionali.
I fatti di Pratobello
Pratobello 1969 racconta la rivolta popolare degli orgolesi contro
l'occupazione militare di 13 mila ettari
di pascoli. È la storia di un mese frenetico e senza sonno, di una lotta
senza partito che vincerà sulle migliaia di soldati e sulle decisioni prese a
Roma. Tutto ha inizio il 27 maggio 1969 quando
sui muri ancora spogli di Orgosolo compaiono dei manifesti intestati alla
Brigata Trieste. Il testo impone ai
pastori e ai braccianti agricoli che lavorano in territorio di Pratobello di
abbandonare la zona e trasferire il bestiame altrove. Perché per due mesi il
terreno da pascolo sarà un poligono di tiro. A questa notizia se ne aggiunge un'altra, non ufficiale, che circola in
paese: quello che il Governo italiano chiama "poligono temporaneo"
mira in realtà a diventare un campo di addestramento e tiro permanente.
Il 9 giugno, 3500 orgolesi iniziano
l'occupazione dei campi. Donne, uomini e bambini, affrontano i militari faccia
a faccia. Non si verifica nessun episodio di violenza
ma qualcosa di molto più forte. Le donne raggiungono i soldati, li guardano
negli occhi, iniziano a parlare. Spiegano loro cosa hanno in testa. «I militari
- spiega Nanni Moro del Circolo - iniziano a vedere con gli occhi della
popolazione». Gli abitanti corrono
sotto il sole giorno dopo giorno per tenere occupato l'esercito e impedire le
esercitazioni. È una rivolta senza sangue. Dai manifesti che chiedono 'concimi,
non proiettili' nasceranno i primi murales.
I giornali fanno il gioco del Governo perché nessuno deve sapere che
la gente può dire no alle servitù militari. Il 26 giugno la vittoria arriva ma
i partiti e i sindacati fanno fare uno scivolone alla lotta. Il poligono di tiro non sarà permanente ma per due mesi
si sparerà: quella del ventisei è una serata di stanchezza e la promessa d’indennizzi
ai pastori fa il resto. La vittoria arriva ma si porta dietro quest'ombra
scura. A sottolineare che la lotta, quella vinta, è tutta del popolo, mentre
gli accordi, i compromessi e le figuracce, vanno ai partiti, sindacati e giornali
di allora.
sardo sono
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