Ho
assistito alla festa in onore del Santo patrono a Dorgali (NU). Il comitato
organizzatore offriva una bevanda, un dolce tipico, e biglietti di una lotteria
al prezzo di un euro l’uno. Ho saputo che una volta per questa festa si
prevedevano otto giorni di balli in piazza! Oggi invece, solo tre giorni.
Non
c’erano gruppi in costume tradizionale, né complessino o altro musicista né
cartelloni con gli sponsor o roba del genere. La piazza completa di gradinata
per il pubblico da una parte; dal lato opposto c’erano due casse acustiche, un
microfono, e un computer con alcuni cd, tutti rigorosamente di musica da ballo
sardo tipica della zona.
La
gente del paese, di tutte le età un po per volta è scesa in piazza a ballare il ballo sardo, nelle sue varianti musicali e
locali. È stato uno spettacolo genuino, semplice e mi ha fatto ricordare quando
da adolesente e prima gioventù, a Genuri il mio paese, tutti quanti (o nella
grande maggioranza) si divertivano per alcuni giorni sia con il ballo sardo che
con altri tipi di ballo italiano (ricordo che i grandi lo chiamavano “ballo
civile”!).
In particolare,
mi hanno colpito i ragazzi e le ragazze di tutte le età (c’erano anche bambini
di cinque – dieci anni) ballare il ballo sardo sia tra di loro, sia in
compagnia degli adulti che insegnavano loro i passi e il ritmo. Bello ed
emozionante!
Ho visto
la gente divertirsi e, secondo me, vi era la voglia di portare avanti la
tradizione popolare unita all’identità comune (la nostra lingua e la nostra Sardegna)
che poi ti fa sentire nazione.
sardo sono
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