sabato 20 settembre 2014

tradizione e nazione

Ho assistito alla festa in onore del Santo patrono a Dorgali (NU). Il comitato organizzatore offriva una bevanda, un dolce tipico, e biglietti di una lotteria al prezzo di un euro l’uno. Ho saputo che una volta per questa festa si prevedevano otto giorni di balli in piazza!  Oggi invece, solo tre giorni.

Non c’erano gruppi in costume tradizionale, né complessino o altro musicista né cartelloni con gli sponsor o roba del genere. La piazza completa di gradinata per il pubblico da una parte; dal lato opposto c’erano due casse acustiche, un microfono, e un computer con alcuni cd, tutti rigorosamente di musica da ballo sardo tipica della zona.

La gente del paese, di tutte le età un po per volta è scesa in piazza a ballare  il ballo sardo, nelle sue varianti musicali e locali. È stato uno spettacolo genuino, semplice e mi ha fatto ricordare quando da adolesente e prima gioventù, a Genuri il mio paese, tutti quanti (o nella grande maggioranza) si divertivano per alcuni giorni sia con il ballo sardo che con altri tipi di ballo italiano (ricordo che i grandi lo chiamavano “ballo civile”!).

In particolare, mi hanno colpito i ragazzi e le ragazze di tutte le età (c’erano anche bambini di cinque – dieci anni) ballare il ballo sardo sia tra di loro, sia in compagnia degli adulti che insegnavano loro i passi e il ritmo. Bello ed emozionante!

Ho visto la gente divertirsi e, secondo me, vi era la voglia di portare avanti la tradizione popolare unita all’identità comune (la nostra lingua e la nostra Sardegna) che poi ti fa sentire nazione.

sardo sono

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